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L’Egitto Ritrovato a Rovigo

Inaugurata l’esposizione “Egitto Ritrovato. La collezione Valsè Pantellini” che dal 14 aprile al primo luglio raccoglie, a Palazzo Roncale, il meglio dei circa 500 reperti della Collezione Egizia dell’Accademia dei Concordi, la ricerca di risposte ai misteri che la circondano e un restauro “live” di grande suggestione. L’antico Egitto riaffiora a Rovigo.

Meryt è distesa con le braccia incrociate sul petto e le labbra ben segnate. Sbendata, forse per cercare amuleti tra i resti corporei e le bende. Di lei non si sa nulla. Né dove vivesse in Egitto, né come o quando sia morta. Sappiamo solo che è stata chiusa nella sua teca assieme a Baby, stretta in un gesto di tenerezza e protezione che ricorda un abbraccio materno con quello che forse era il suo bambino, ancora bendato e avvolto nel suo leggero sudario. E anche su di lui il mistero è fitto.

Le due mummie fanno parte della collezione egizia più consisteste del Veneto, una magnifica e praticamente sconosciuta collezione, patrimonio dell’Accademia dei Concordi, che vanta circa 500 pezzi arrivati tra il 1878 e il 1879 grazie a un rodigino dalla vita avventurosa.

Il rodigino più famoso d’Egitto

Giuseppe Valsè Pantellini (1826-1890), in esilio dopo aver partecipato ai moti d’insurrezione del Polesine nel 1848, trova rifugio al Cairo dove in poco tempo prende in gestione, e poi in possesso, il Grand Hotel. Una struttura che diventa presto un punto di riferimento per i viaggiatori del tempo: nobili, agenti dei consolati e ricchi provenienti da tutto il mondo. Al Grand Hotel del Cairo si aggiunge presto l’elegante Hotel d’Europe, altra meta fondamentale per i viaggiatori e soprattutto, per alcuni egittologi di grande fama, come Auguste-Édouard Mariette e Gaston Camille Charles Maspero.

Con il tempo, la fama dell’imprenditore cresce così tanto che in occasione dei festeggiamenti per l’apertura del Canale di Suez, Valsè Pantellini viene scelto personalmente dal Viceré d’Egitto per alloggiare e assistere gli ospiti internazionali.

Nel 1877, l’allora presidente dell’Accademia dei Concordi, Lorenzoni, decide quindi di rivolgersi al rodigino più famoso d’Egitto per realizzare un museo egizio a Rovigo. Detto fatto. L’anno successivo Valsè Pantellini risponde all’invito raccogliendo una tale quantità di materiale che ci vollero cinque cassoni per contenere tutto. Un tesoro eccezionale, a cui si aggiungono successivamente altre donazioni che completano una collezione di oltre 500 pezzi: la collezione di reperti egizi più consistente del Veneto.

Un tesoro ritrovato

I reperti coprono un arco di tempo compreso tra il Protodinastico/Epoca Tinita e l’età Tolomaico/Romana e, dopo decenni passati in soffitta, grazie alla nostra Fondazione, in collaborazione con l’Accademia dei Concordi e il Comune di Rovigo, è possibile ammirarne, fino al 1°luglio a Palazzo Roncale di Rovigo, una selezione che riunisce i più significativi. Tra i pezzi forti di “Egitto Ritrovato. La collezione Valsè Pantellini“, il cofanetto ligneo per ushabti in forma di sarcofago, appartenuto al principe Iahmes Sapair, figlio del faraone della XVII dinastia Seqenera-Djehuty-Aa, il sigillo cilindrico databile alle prime dinastie, due stipiti di falsa porta in calcare bianco con figure a bassorilievo e due frammenti di stipiti con iscrizioni in calcare bianco, una stele familiare databile al tardo Medio regno, una serie di bronzetti votivi di divinità e numerose statuine funerarie. E ancora, amuleti risalenti all’Età tarda, statuette lignee, una maschera di sarcofago in legno dipinto, due frammenti di cartonnage di mummia, una stele policroma lignea di Epoca tolemaica e un contenitore per cosmesi a forma di donna.

Una cultura millenaria che ha influenzato sotto molti aspetti la storia dell’intero mondo affacciato sul Mediterraneo.

Le porte dell’esposizione si sono aperte il 14 aprile, il giorno dopo l’inaugurazione in cui le indiscusse protagoniste, Meryt e Baby, sono tornate alla luce per presentarsi al pubblico. Le due mummie, infatti, sono state estratte dalla teca da Paola Zanovello, archeologa del dipartimento dei Beni culturali dell’Università degli Studi di Padova, che ha studiato e catalogato, negli anni passati, il fondo dell’Accademia dei Concordi di Rovigo, e da Emanuele Ciampini dell’Università Ca’ Foscari di Venezia, con la collaborazione del gruppo di ricerca Egitto-Veneto (Claudia Gambino, Giulia Deotto e Martino Gottardo).

Affascinante mistero o storia?

Le mummie sono ora su un tavolo anatomico in una sala di Palazzo Roncale, nel percorso della mostra e saranno al centro di un restauro conservativo condotto sotto gli occhi dei visitatori dalla specialista Cinzia Oliva, tra i massimi esperti del settore, attiva presso il museo egizio di Torino, per assicurare loro un futuro, oltre al plurimillenario passato.

L’operazione “Mummie a Rovigo” prevede dopo l’importante restauro una precisa serie di indagini che cercheranno di svelare alcuni dei segreti che ancora avvolgono Meryt e Baby. Grazie alle equipe delle Università di Padova e Venezia, all’Ospedale di Rovigo, al laboratorio del Museo Egizio di Torino e alla collaborazione della Polizia Scientifica del Triveneto, inizieranno analisi col metodo del carbonio C14, tac, indagini chimiche e la ricostruzione tridimensionale dei corpi. Un affascinante percorso scientifico che potrebbe trasformare la leggenda di Meryt e Baby in storia. Una storia parte di un patrimonio unico che il pubblico deve poter conoscere ed ammirare.

“Procederemo con la pulizia e la messa in sicurezza, schederemo i bendaggi e proveremo a ricostruirne di speciali dove mancano: qualcuno li ha strappati alla ricerca di preziosi e amuleti.”

Cinzia Oliva – restauratrice specialista del Museo Egizio di Torino