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Segnavie 8. Democrazie in prognosi riservata? Sergio Romano intervistato da Paolo Lepri

Giovedì 15 marzo, all’Auditorium dell’Orto Botanico (ingesso da Prato della Valle) Sergio Romano, intervistato da Paolo Lepri, dà il via all’ottava edizione di “Segnavie”, il fortunato format di incontri e confronti creato e realizzato dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo. “Democrazie in prognosi riservata” è il tema, decisamente d’attualità, dell’incontro. L’ingresso è libero ma, dato il prevedibile grande afflusso, è necessario prenotarsi preventivamente sul sito www.segnavie.it o telefonando al numero 049 660405.

I regimi rappresentativi sembrano aver smarrito la capacità di imparare dai propri errori. Perdono consenso all’interno e non riescono a creare condivisione sui loro valori nel resto del mondo. Le difficoltà che oggi attraversano le democrazie sono sotto gli occhi di tutti. Alcuni studiosi e opinionisti ne mettono addirittura in dubbio la sopravvivenza. Per questo Sergio Romano le definisce “democrazie in prognosi riservata”.

“Sapevamo – afferma Romano – che le democrazie sono tutte insidiate da due minacce permanenti: la corruzione e la demagogia (il populismo). Ma era generalmente diffusa la convinzione che uno Stato democratico avesse la capacità di correggere continuamente i propri errori. Vedevamo gli scandali, i brogli elettorali, il ricorso alla spesa pubblica e alle guerre per intorpidire il corpo elettorale e creare consenso. Ma ci consolavamo ripetendo a noi stessi che quello praticato dall’Occidente era nonostante tutto il meno peggio dei sistemi possibili”.

Oggi sembra che il giudizio sulla democrazia stia cambiando e molti commentatori firmano bollettini sanitari alquanto preoccupati, se non addirittura pessimistici. Inoltre, “più di un terzo dell’elettorato occidentale – osserva Romano – non va alle urne perché non crede all’utilità del suo voto e un terzo è composto da persone che detestano, insieme alla loro classe dirigente, politica ed economica, anche coloro che hanno un diverso colore della pelle o un diverso credo religioso. Qui la maggiore minaccia alla democrazia è la pretesa di un voto continuo rabbiosamente gettato, in ogni momento della giornata, nell’urna dei social network. Può darsi che questo clima sia aggravato dalla lunga recessione in cui siamo precipitati dopo il crack del 2007 e che sia destinato a migliorare non appena saremo riusciti a tirare una boccata di ossigeno. Ma è anche possibile che le democrazie soffrano di mali meno facilmente guaribili e che occorra prepararsi a una lunga crisi, dagli esiti difficilmente prevedibili”.

Chi sono i protagonisti?

Sergio Romano

Diplomatico, storico e pubblicista. Studioso di storia e analista politico, ha ricoperto i più prestigiosi incarichi della carriera diplomatica. Nella sua ultima missione – fra il 1985 e il 1989 – è stato ambasciatore a Mosca, esperienza che lo ha reso testimone privilegiato della fine della guerra fredda. Dopo essersi laureato in giurisprudenza alla Statale di Milano e aver lavorato come giornalista a Milano, Parigi, Londra e Vienna, nel 1954 ha intrapreso la carriera diplomatica. Ha ricoperto le cariche di viceconsole a Innsbruck (1955), primo segretario all’ambasciata italiana a Londra (1958-64), primo consigliere e ministro consigliere a Parigi (1968-77), direttore generale per le relazioni culturali presso il Ministero degli Affari Esteri (1977-83), ambasciatore presso la NATO a Bruxelles (1983-85) e infine ambasciatore a Mosca (1985-89). Nel 1990 è stato visiting professor alla University of California a Berkeley e dal 1992 al 1998 ha insegnato relazioni internazionali presso l’Istituto di economia politica dell’Università Bocconi di Milano. Membro del consiglio scientifico delle riviste Limes e Nuova Storia Contemporanea, ha collaborato con vari quotidiani e riviste (Financial Times, La Stampa, Epoca); dal 1998 è editorialista del Corriere della Sera e del settimanale Panorama.

Intervistato da Paolo Lepri

Giornalista professionista. Dal 1991 al 2000 è stato quirinalista, inviato diplomatico e vice responsabile delle strutture dall’Estero e per l’Estero dell’agenzia Ansa. Nel 2000 si è trasferito a Milano, chiamato al Corriere della Sera da Ferruccio de Bortoli. Nel quotidiano di Via Solferino è stato capo redattore del Desk Esteri e corrispondente a Berlino dal 2011 al 2015. Rientrato in Italia, è attualmente capo redattore centrale con la responsabilità degli editoriali e dei commenti. I suoi interventi sul Corriere sono dedicati in particolare ai temi dell’attualità internazionale e dell’integrazione europea.  Firma una rubrica settimanale, “Facce nuove”, dedicata a ritratti di personalità emergenti nel mondo della politica e della cultura.

Informazioni e prenotazioni:
Ingresso libero con prenotazione obbligatoria
www.segnavie.it
049 660405 (Segreteria organizzativa: P.R. Consulting)

Padova, 12 marzo 2018

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