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Musikè dedica due appuntamenti alla spiritualità e al dialogo interreligioso

Il dialogo tra i popoli e tra le culture, che è anche dialogo tra le arti, è sempre stato un tratto distintivo di Musikè, rassegna itinerante promossa e organizzata dalla nostra Fondazione.

Non stupisce quindi che Musikè, dopo la pausa estiva, abbia deciso di dedicare due appuntamenti della sua quinta edizione alla spiritualità e al dialogo interreligioso, dove l’eternità del sacro incontra la tragica attualità dei nostri giorni: un canto di speranza, un inno alla convivenza pacifica, all’insegna della musica che unisce.

Venerdì 23 settembre il Duomo Vecchio di Monselice (PD) ospiterà Voci sacre: tre fedi, un solo Dio, progetto della cantante Patrizia Bovi che farà incontrare la tradizione musicale vocale delle tre grandi religioni monoteistiche: dalla musica della chiesa maronita d’Oriente alla tradizione ebraica sefardita, dalla tradizione sufi alle preghiere della mistica Ildegarda di Bingen.

Patrizia Bovi, fondatrice dell’Ensemble Micrologus, gruppo che lavora da oltre trent’anni sulla ricerca e l’interpretazione della musica medievale, ha coinvolto nel progetto le due voci più importanti del mondo mediorientale, sia arabo che giudaico, per poter dialogare in un’estasi armonica di pura bellezza.  Insieme a Patrizia Bovi ci saranno infatti Fadia Tomb El-Hage, cantante di origini giudaico-berbere ospite delle maggiori sale da concerto del mondo, dalla Carnegie Hall di New York alla Royal Albert Hall di Londra, e Françoise Atlan, raro esempio di cantante professionista che riesce a sposare le tradizioni e le tecniche vocali mediorientali con quelle occidentali.

Alcuni canti del programma vengono dalla tradizione sufi e sono in aramaico, arabo e siriano. I canti della tradizione ebraica vengono dal Cantico dei Cantici o da repertori regionali dei Balcani e del Marocco, dove gli ebrei avevano trovato rifugio dopo la diaspora del 1492. I canti cristiani sono invece preghiere e inni alla Vergine Maria della mistica Ildegarda di Bingen o canti tratti da un manoscritto in uso nel monastero femminile di Santa Maria di Las Huelgas a Burgos, oltre ad alcuni brani di tradizione orale provenienti dalla Corsica e dalla Puglia. Tre fedi e tre voci che s’incrociano nel Mediterraneo per cantare un solo Dio.

I canti d’amore e di lode delle comunità siro-cristiana, armena, musulmana e giudaica rivivranno venerdì 30 settembre al Tempio della Beata Vergine del Soccorso (La Rotonda) di Rovigo con il concerto-narrazione commissionato da Musikè all’etnomusicologo Paolo Scarnecchia e intitolato Lo splendore di Aleppo.

La voce narrante di Paolo Scarnecchia, il canto di Razek-François Bitar e le musiche di Salah Eddin Maraqa (qanun), Mohamed Fityan (nay e kawala), George Saade (riqq e darbuqa) riporteranno in vita la musica e gli strumenti della città siriana di Aleppo, posta lungo l’antica via della seta e oggi purtroppo in rovina.

I cantori di Aleppo godevano di grande fama in tutto il Vicino Oriente. La tradizione musicale aleppina era legata alla poesia strofica con ritornello, detta muwashshah, fiorita nella Spagna musulmana medievale e coltivata attraverso i canti profani e devozionali, simbolo storico di convivenza civile e tesoro culturale mediterraneo di inestimabile valore.

Inizio spettacoli ore 21.00

Ingresso gratuito con prenotazione obbligatoria su www.rassegnamusike.it